Dieta sana per il pianeta: mangiare verde ma come?

Dieta sana per il pianeta: mangiare verde ma come?

Come il cibo che mangiamo sta causando il cambiamento climatico e cosa si può fare per ridurre l’impronta di carbonio del nostro cibo: una relazione alla quale hanno lavorato oltre 100 esperti sia delle economie sviluppate sia di quelle in via di sviluppo, prendendo in considerazione l’aspetto macro di tutte le economie.

E’ difficile da accattare ma le nostre abitudini alimentari stanno incrementando il riscaldamento globale e rallentano gli sforzi diminuire gradualmente l’impatto degli effetti negativi del cambiamento climatico, Purtroppo, vista l’evidenza di questi fatti, il consumo di carne, in particolare carne rossa e persino latticini, sta portando le emissioni di gas serra al picco.
Secondo Skeptical Science, una risorsa di informazioni sulla scienza del clima dello scienziato cognitivo australiano John Cook, l’agricoltura animale è responsabile del 13-18% delle emissioni di gas serra causate dall’uomo. Anche se è inferiore a oltre il 60% delle emissioni causate dalla combustione di combustibili fossili, limitare il riscaldamento globale causato dalle nostre abitudini alimentari può fare molto per assicurare il futuro del pianeta.

Comprendere la catena alimentare per fare una dieta sana e scelte green

Comprendere la catena alimentare e le sue implicazioni sull’ambiente è fondamentale per avere un’idea sana dell’impronta di carbonio degli allevamenti.

In primo luogo, l’allevamento intensivo del bestiame è una delle principali cause di emissioni di gas serra. Le mucche e altri ruminanti (come capre e pecore) emettono metano, un potente gas serra, mentre digeriscono erbe e piante. Inoltre, il metano viene emesso anche dal letame e il protossido di azoto – un altro potente gas serra – viene rilasciato dai rifiuti dei ruminanti sui pascoli e dai fertilizzanti chimici utilizzati sulle colture prodotte per l’alimentazione del bestiame. L’aumento della produzione di carne bovina richiede anche quantità crescenti di terra. La creazione di nuovi pascoli significa spesso una massiccia deforestazione. L’allevamento del bestiame devia anche acqua e cereali agli animali, il che è meno efficiente rispetto all’orientamento dei cereali verso il consumo umano. Insomma, inquiniamo, deforestiamo, sfruttiamo l’acqua per produrre cereali da dare agli animali da carne, che poi solo i paesi ricchi consumeranno. E già questo è molto anomalo, senza parlare delle implicazioni etiche.

Dieta sana: lo studio di Nature

Un altro rapporto del 2018 pubblicato sulla rivista Nature ha osservato che nei paesi occidentali il consumo di carne bovina dovrebbe diminuire fino al 90% ed essere sostituito da cinque volte più fagioli e legumi per evitare i pericolosi effetti del cambiamento climatico. Un altro rapporto del 2019, pubblicato sulla rivista medica britannica The Lancet, ha soppesato i diversi effetti collaterali della produzione alimentare. Includeva i gas a effetto serra, l’acqua e l’uso delle colture, l’azoto o il fosforo dei fertilizzanti e il danno per la biodiversità nel caso di conversione di territori naturali in terreni agricoli.

Un gruppo di 30 scienziati ha quindi lavorato all’elaborazione di raccomandazioni per una dieta prevalentemente vegetale, con inserimento di piccoli contributi di carne, latticini e zucchero.

Dieta sana e green: flessibili è meglio di vegetariani

Anche se la richiesta di adottare uno stile di vita vegetariano e di eliminare il consumo di carne è in aumento, gli esperti sostengono che anche l’assunzione di latticini provoca altrettanti danni all’ambiente. Insomma, anche se si riduce il consumo di carne, se si consumano troppi latticini, l’impronta di carbonio rimane invariata. Una ricerca del 2019 condotta dalla Johns Hopkins University negli Stati Uniti ha valutato l’impatto ambientale di tutte le principali diete in 140 paesi e ha concluso che coloro che passano a una dieta vegetariana possono fare più male che bene. Rinunciando alla carne e integrando con l’assunzione di latticini, di qualsiasi tipo, i vegetariani migliorano solo in minima parte la loro impronta di carbonio.

Una ricerca condotta nel Regno Unito ha recentemente segnalato che il passaggio a una dieta vegetariana che includa uova e latticini è in realtà meno utile per ridurre le emissioni di gas serra rispetto a una dieta che includa carne, latticini e uova per uno dei tre pasti ed esclusivamente a base vegetale per gli altri due pasti. Insomma, l’ideale sarebbe adottare una dieta flessibile rispetto a uno stile di vita vegetariano completo. Per esempio, la produzione di riso comporta il rilascio di enormi quantità di metano, ma nessuno ne parla.

Tutto questo, naturalmente, se l’adozione di una dieta vegetariana o vegana non è legata a motivi etici più che a intenti ambientalisti.

Nutrizionisti e dietisti hanno anche i loro dubbi sul mercato della carne finta che sembra essere in crescita: infatti ancora non è ben chiaro quali sostanze chimiche vengano utilizzate nel processo di produzione e i vantaggi a lungo termine del consumo di carni finte sull’impronta di carbonio non sono ancora valutabili.



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