Fast food: cosa si nasconde dietro la velocità

Fast food: cosa si nasconde dietro la velocità

Fast food: cosa si nasconde dietro la velocità. E perché interessa anche noi. La notizia è dell’altro ieri, non riguarda l’Italia ma molte di queste catene di ristorazione rapida sono anche in Italia. In sostanza, in Inghilterra, è stato reso noto che gli ispettori sanitari avevano visitato un gran numero di fast food o buffet “all you can eat” per verificare il rispetto delle normative vigenti in tema di salute. 

I locali ispezionati erano molti e in diverse città e non pochi hanno effettivamente passato l’esame sull’igiene e la conservazione dei cibi (ma le leggi statunitensi devono essere più elastiche, a giudicare da ciò che si vede in televisione).  

Comunque sia: i ristoratori italiani conoscono bene l’inflessibilità delle nostre leggi, così severe, qualche volta, dal divenire scoraggianti. È anche vero, però, e lo dimostrano due divertenti programmi televisivi, che in Italia gli obbrobri sono molto più limitati

Cucine da incubo in televisione 

Basta paragonare “Cucine di da incubo” versione USA con la versione italiana. Là, Gordon Ramsey si aggira per cucine che sembrano gironi infernali, qua, l’inflessibile Cannavacciuolo critica sale ristorante vecchiotte, moquette non impeccabili, menù sdruciti, cucine non quotidianamente sanificate, cibi, soprattutto pasta, cotti e poi riciclati, ma non si è mai visto, come accade invece spesso nella versione statunitense, che talvolta è così disgustosa da costringerci a cambiare canale, gamberetti abbandonati sul pavimento prima di essere cucinati, carne cruda e cotta nello stesso contenitore, pesce avariato, pollo gocciolante, sangue su altri alimenti e via così. 

La notizia del giorno, ripresa dal blog di Brenda Duncan 

I Fast Food in questione

Cominciamo dal Burger King di Liverpool, cittadina nei pressi di New York: nessuna violazione “critica” ma una serie di particolari che, in tempo di Coronavirus, fanno rabbrividire, per esempio la macchina della soda in bella vista in sala da pranzo e non protetta da possibili contaminazioni da topi, con schiuma depositata all’interno e colature sul pavimento: un bel brodo primordiale, insomma. Sporche le scaffalature metalliche della cella frigorifera, sporchi gli impianti idraulici e i lavelli, coperti da grasso stratificato i pavimenti.  
Il bello arriva in cucina: pavimenti, pareti e soffitti sono insozzati da schizzi di cibo e accumuli di grasso. E questo è uno dei locali considerati “accettabili”. 

Accettabili sono considerate anche le violazioni dello Shop City Pizza sempre di Syracuse, colpevole solamente di utilizzare bottigliette contenenti salse e altri additivi non adeguatamente etichettate, e taglieri in polietilene di grandi dimensioni in cattive condizioni con macchie e grossi tagli e incisioni (segno che i clienti si sono mangiati un bel po’ di polietilene). 
Orribile, per un italiano, è il panno per pulire le superfici, sporco e umido, conservato sulla superficie di preparazione della pizza. Poi le piccolezze: forno a microonde sporco (e già un cuoco italiano che si rispetti lo farebbe volare dalla finestra anche pulito), sporchi i coprilama e le lame delle affettatrici, le guarnizioni della porta del frigorifero, gli scaffali e le zone sotto le attrezzature caratterizzate da fuoriuscite di cibo e residui non identificati 
E veniamo al top di gamma, il locale Flaming Grill & Buffet nel locale di North Syracuse (sempre in Onondaga County). 

Qua, le violazioni alle norme sulla conservazione degli alimenti sembravano essere state volontariamente dimenticate da anni.

Vediamo l’elenco degli orrori: 


– riso bianco nel cuoci-riso a 83 gradi per un periodo di tempo indeterminato  

– cibi mantenuti a buffet per circa un’ora temperatura non adeguata  

– operatori di cucina senza mascherine e altre protezioni  

– sacchi di vongole conservati sul pavimento del congelatore 

– contenitori sfusi contenenti additivi alimentari non adeguatamente etichettati.  

– gamberetti cotti conservati su ghiaccio non drenato in una cella frigorifera;  

– ananas sul buffet dei dessert coperti da moscerini della frutta  
– misurini da cucina con residui di cibi essiccato sui bordi.  

E l’elenco degli orrori potrebbe continuare. 

Una conclusione piena di speranze 

Ora, una riflessione è d’obbligo: come spesso vediamo in televisione, gli americani, al ristorante, non vogliono aspettare. È difficile far capire loro che il cibo buono va preparato al momento. Che la velocità produce non solo cibo scadente, preparato con alimenti precotti o mal conservati, salse contaminate, ma anche cibo potenzialmente pericoloso. Se è la velocità, quindi il numero di servizi, a determinare la preferenza per un locale piuttosto che per un altro, questo stato di cose non cambierà. 

Non si vuole qui fare il processo a tutti i fast food o a tutti gli All you can eat; ce ne sono sicuramente di puliti e rispettosi delle regole ma, semmai su questa benedetta o maledetta velocità. Si mangia per vivere, ed è normale che, a pranzo, ci si accontenti di un panino o della schiscetta portata da casa: ma che il panino sia preparato al momento e non soffocato nella pellicola per alimenti, e che la schiscetta sia conservata alla giusta temperatura. Quando poi si mangia per piacere, allora è davvero il momento di rallentare. Il cibo di qualità richiede tempo. E l’unico fast che desideriamo è quello della materia prima dal produttore alla tavola: che sia più veloce e breve possibile. 



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